venerdì 27 aprile 2012

La città dei cittadini e quella degli operatori immobiliari

"La città in città" è il sopra-titolo del progetto immobiliare intitolato "borgoberga" e costruito nell'area ex-Cotorossi dal gruppo Maltauro. Il titolo ammiccante, invece del più ovvio "una città nella città", evita di suggerire domande su come questo progetto modifichi la vita di chi nella parte sud della città già vive; né si trova cenno nella pagina web borgoberga.it, del già abitato Borgo Berga, compreso tra Porta Monte e Via Riviera Berica, parte della parrocchia di Santa Caterina. Si legge infatti:
"Ai piedi di Monte Berico, in una propaggine a sud del centro storico di Vicenza, esisteva uno storico insediamento industriale tessile denominato Cotorossi. La favorevole presenza della confluenza del Retrone con il Bacchiglione, i due fiumi della città, favoriva infatti, fin dall’800, l’insediamento per la lavorazione del cotone.
Dopo la dismissione dell’opificio negli anni ’70, la Città di Vicenza ha deciso di realizzare, nel sito liberato, un organico progetto di riqualificazione urbanistica ed ambientale consistente in un insieme di edifici a carattere commerciale, direzionale e residenziale ed il nuovo Palazzo di Giustizia vicentino. Questo oggi è Borgo Berga".

Certamente alla metà del Novecento il Cotonificio Rossi ed il quartiere intorno ad esso offrivano un quadro tipico dell'economia industriale e delle relazioni sociali dell'Italia settentrionale: la fabbrica, con tre turni lavorativi, arrivò ad occupare fino a duemila operai, alcuni trasportati in corriera fin da Caltrano e Bressanvido; il quartiere era sovrastato da un lato dalla villa e dal parco del Conte Rossi, padrone della fabbrica, e dall'altro comprendeva le "case operaie" situate oltre i fiumi, dalle quali il borgo si raggiungeva attraverso due ponti per pedoni. Nel borgo erano le attività commerciali ed una serie di abitazioni storiche, alcune delle quali dotate di bei giardini sulle propaggini del monte, abitate da persone di vari ceti sociali.
Certamente la fabbrica Cotorossi non sopravvisse alle trasformazioni industriali degli anni Settanta che videro migrare la produzione tessile nei paesi emergenti: il capitale si ritirò dal quartiere, ma i lavoratori vi continuarono a vivere ed alcune attività commerciali vi prosperano ancora.
Né quello che rimane dell'epoca pre-industriale in Borgo Berga è di poco valore: questo era il porto fluviale della città, dove le chiatte arrivavano da Chioggia. Il Palazzo del Sale, oggi occupato dalla guardia forestale, era appunto una dogana. La chiesetta di Santa Caterinella al porto serviva appunto quella comunità. L'uniformità stilistica degli edifici a due-tre piani con soffitta (talora rialzati nelle ristrutturazioni) tipica dell'edilizia dell'entroterra veneziano, è appunto memoria di quell'epoca, tanto quanto le ville gentilizie situate sulle propaggino dei colli, tra cui la Villa Valmarana ai Nani e la Villa Rotonda.
Ma cosa avvenne della popolazione che rimase in Borgo Berga dopo la dismissione della fabbrica? Un aspetto poco noto di questa vita sono gli incidenti che continuarono ad insanguinare questa strada. Nel 1964 Luigi Bertollo perse la vita attraversando la strada dal suo negozio di alimentari all'abitazione. Nei primi anni Settanta (circa 1973) la signora Novello risaliva la strada in bicicletta e fu travolta da un automezzo militare, spinta contro una sbarra che limitava un parcheggio della Cotorossi. Più avanti (circa 1977) chi scrive ricorda anche una giovane donna schiacciata mentre scendeva nella curva della strada da Porta Monte. Quanti altri furono uccisi o feriti in questa strada negli anni seguenti? Agli inizi del nuovo secolo fu travolta l'insegnante Vincenza Cavalli Carli; era in uno degli ultimi giorni prima di andare in pensione: rimase in coma per dieci anni all'Ospedale di Vicenza. Nell'ultimo quinquennio toccò ad Andreina Zanetti: fu travolta da un'auto che quasi entrò nel negozio di alimentari di fronte al quale si trovava.
Ci si pone la domanda: perché non si è ritenuto di rallentare il traffico con un semaforo o con altri mezzi meccanici? La risposta si deduce da una mappa contenuta nel volumetto del 2001 di Gianni Retis, "Vicenza, una città per il futuro": qui Borgo Berga è indicato come tratto della grande circonvallazione esterna alla città che confluisce nella circonvallazione interna in Viale del Risorgimento. Con la recente apertura della tangenziale sud a Santa Croce Bigolina questa caratterizzazione è divenuta obsoleta: se il ruolo della grande circonvallazione esterna è svolto appunto dalla tangenziale, oggi Borgo Berga è tratto di accesso sud alla città e di connessione tra le due arterie. Ma non c'è dubbio che l'essenziale ruolo di questa strada nel sistema della viabilità cittadina agli occhi degli amministratori locali sia stata e resti prioritaria rispetto alle necessità degli abitanti ed abbia precluso e precluda qualsiasi misura atta a proteggere le loro vite calmando il traffico.
Il trasloco del tribunale ed il nuovo sviluppo edilizio nell'area Cotorossi sollevano molte aspettative nei proprietari della zona; ci si attende un notevole aumento di valore dei loro immobili, possibilmente riconvertiti ad uso uffici per le professioni legali. Si tratta in effetti del primo massiccio intervento edilizio nella zona in mezzo secolo, che insieme allo sviluppo dell'università in viale Margherita compie la "riqualificazione" della zona, una trasformazione che è anche "gentrification", nella terminologia degli operatori immobiliari anglosassoni, cioè innalzamento del ceto sociale prevalente nel quartiere.
Ma si rifletta un momento: se in questi anni di stabilità della popolazione il quartiere è stato funestato da un traffico incontrollato, che cosa succederà quando i nuovi insediamenti scaricheranno in esso nuovi flussi? Non c'è dubbio che le abitazioni situate nella penisola protetta dai due fiumi potranno essere attraenti; ma chi vorrà ancora abitare lungo questa strada? E quale destino per le attività commerciali situate in essa?
Sembra importante allora ottenere oggi dagli amministratori alcune garanzie per
gli abitanti del quartiere di Borgo Berga di oggi - di cui beneficeranno anche quelli nel nuovi insediamenti. Innanzitutto occorrerebbe fare oggi quello che non si è fatto in mezzo secolo, mettere semafori che consentano un sicuro attraversamento pedonale e al tempo stesso rallentino il traffico. C'è un semaforo, molto efficiente, in Viale Margherita, perché non uno anche in Borgo Berga? Avrebbe salvato la vita delle persone sopra ricordate, la salverà a chi attraverserà la strada dopo uscito a piedi dal nuovo parcheggio che ha sostituito l'ingresso della Cotorossi.
In secondo luogo una parte adeguata dei nuovi parcheggi dovrebbe essere aperta gratuitamente a chi vuole accedere alle attività commerciali del Borgo. In questi anni per salvare le attività commerciali nel quartiere è stato necessario che i vigili urbani chiudessero entrambi gli occhi di fronte ai segnali di divieto di sosta con obbligo di rimozione che come le grida manzoniane venivano tranquillamente violate di giorno e di sera. E' evidente che queste pratiche aumentano la pericolosità del traffico.
Occorre riflettere sulla possibile creazione di un senso unico di traffico: una tale misura compirebbe la trasformazione del borgo in mera arteria di scorrimento ed incoraggerebbe le violazioni dei limiti di velocità che per decenni sono rimasti e restano lettera morta, nonostante appunto i numerosi incidenti mortali. Questo metterebbe certamente a rischio anche le attività commerciali che si svolgono oggi in Borgo Berga e che, al contrario, beneficerebbero molto da un traffico rallentato nei due sensi, di semafori pedonali e di parcheggi per i clienti: si tratta di salvare questi esercizi commerciali anche come spazi di socialità a beneficio degli abitanti meno giovani del borgo e dintorni, e di quanti preferiscono i negozi tradizionali ai supermercati dei centri commerciali.
Infine occorre mantenere la memoria dell'antica funzione di questa strada come luogo di accesso non solo di traffico su strada ma anche del porto fluviale della città. Il Corpo delle Guardie Forestali dovrebbe rinunciare al parcheggio che è stato creato proprio sulla discesa che portava al fiume e tale accesso alla via d'acqua dovrebbe essere restaurato, in attesa che una generazione più attenta al valore dei corsi d'acqua ed alla loro manutenzione possa riattivarne gli usi fatto dai nostri antenati. Chi, visitando le cittadine inglesi di Oxford e Cambridge, non ha almeno desiderato vedere dal fiume gli storici edifici e gli ameni dintorni sulle barche spinte con l'antica tecnica del "panting"?

Vicenza 7 ottobre 2011

Gianluigi Bellin

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